Telemark

Sciescursionismo sì, ma come?

Vorremmo contribuire alla conoscenza della tecnica dell’escursione sugli sci proponendovi una delle diverse tecniche con cui si può scegliere di vivere l’ambiente invernale: il Telemark.

La riscoperta del Telemark

La nostalgica parola “Telemark” viene pronunciata con il rispetto che si ha per le cose di valore storico, ma anche in tono di sufficienza, come di un gioco antiquato, superato dall’evoluzione, quindi definitivamente abbandonato. Invece non è così. Esso risponde a specifiche esigenze secondo una tecnica decisamente evoluta: per di più è elegante, d’effetto spettacolare. Poiché oggi se ne ritorna a parlare, viene il sospetto che si tratti di un riflusso effimero e passeggero della moda, sempre alla ricerca di effetti che attirino l’attenzione del pubblico. Questo riflusso ha invece una fondata motivazione tecnica. I nostri predecessori non erano poi degli sprovveduti ingenui. Il Telemark costituiva la soluzione più razionale consentita dall’attrezzatura allora disponibile. L’introduzione dell’attacco “Kandaar” a trazione diagonale, che ha reso solidale il tallone allo sci, rendendo possibile il “cristiania” e il “parallelo”, ha seguito l’eclissi del Telemark. Le piste battute hanno poi completato l’opera e per mezzo secolo non si è più parlato di Telemark, tanto che anche i vecchi nostalgici l’hanno dimenticato. Il Telemark è ritornato trionfante con lo sci di fondo escursionistico, semplicemente perché questo riporta nelle condizioni di allora, cioè con l’attacco che lascia libero il tallone di sollevarsi e con i percorsi fuori-pista, entrambi congeniali al telemark. Telemark è il nome di una contea del sud est della Norvegia, dove ebbe origine questa particolare tecnica. Più precisamente sul finire dell’800, in occasione di un convegno effettuato a Skien, capoluogo della contea, gli sportivi di Christiania (l’Oslo di oggi) l’appresero, l’adottarono e la diffusero in tutta la Norvegia e in Europa, dove rimase in auge fino agli anni Trenta dello scorso secolo. L’attuale interesse va evolvendosi di pari passo con lo sci di fondo escursionistico, che annovera un numero considerevole di seguaci tra i soci CAI. Il Telemark è un esercizio che consente di curvare, con leggero frenaggio, su pendenze non eccessive in neve soffice non battuta. Esso è più funzionale quando gli sci affondano alquanto nella neve, che non su neve battuta o tanto meno ghiacciata. Si può eseguire una serie di curve in successione continua, come pure limitarsi ad una sola curva per arrestarsi. Chiave di volta di questa tecnica è la “posizione telemark”, decisamente estranea alle tecniche attuali e alquanto curiosa: a sci paralleli ne viene avanzato uno con allungo della gamba, mentre il ginocchio dell’altra gamba, che rimane arretrata, si piega quasi a squadra fino a sfiorare lo sci, a tallone completamento sollevato. Affinché questa posizione risulti corretta, devono essere rispettate le seguenti condizioni:

  1. la caviglia del piede anteriore leggermente piegata ad angolo acuto in modo che il ginocchio risulti sopra la punta del piede;
  2. tronco del corpo eretto sulla normale al pendio in un unico allineamento con il femore della gamba arretrata. Anche la testa deve risultare alzata con lo sguardo molto in avanti.

Piegandosi in allungo, il baricentro viene avanzato e abbassato. Il tronco eretto (spalle spinte all’indietro) consente di distribuire uniformemente il peso sullo sci portante, evitando di caricarlo troppo in punta. Limitando l’abbassamento-avanzamento del baricentro, si alleggerisce maggiormente lo sci avanzato, secondo necessità. Ad esempio con neve più profonda e più pesante occorre premere di più sullo sci avanzato,mentre su neve battuta il piegamento viene contenuto e la gamba arretrata limitatamente piegata. La stabilità viene conferita dall’abbassamento del baricentro e dall’allungo di uno sci rispetto all’altro. Ciò premesso, l’esercizio può essere scomposto, ai fini didattici, nelle fasi seguenti:

  1. dalla posizione di discesa diagonale, si accentua il peso sullo sci a valle e si allunga in avanti lo sci a monte (esterno alla curva) risultato alleggerito;
  2. si passa alla “posizione telemark” flettendosi su ginocchia e caviglie. Il baricentro si abbassa e avanza; l’avanzamento viene contenuto dal busto eretto come già detto;
  3. già di per se stessa la posizione telemark tende naturalmente a far divergere la coda dello sci avanzato, predisponendolo a curvare. Questa tendenza viene accentuata spingendo il ginocchio verso l’interno della curva e il tallone verso l’esterno, così da imprimere al piede una rotazione. Lo sci avanzato incomincia a curvare e, sopravanzando la punta dell’altro sci, lo trascina passivamente in curva (i due sci si comportano come le ruote della bicicletta quando si sterza con la ruota anteriore);
  4. la curva si svolge gradualmente, senza strappi, con gli sci in presa di piatto. Si deve evitare in modo assoluto di spigolare verso l’esterno. Le spalle non devono accompagnare la curva e, superata la linea di massima pendenza, rimanere rivolte verso valle, per evitare una rotazione eccessiva degli sci contro monte con slittamento delle code verso valle. Inoltre le spalle sono così in grado di controllare la rotazione per arrestarla al punto adatto e predisporsi ad una nuova curva, o fermarsi. Il tronco del corpo viene mantenuto eretto (non piegato in avanti) per tutta la durata della curva, con una leggera inclinazione verso l’interno. Se carica troppo lo sci avanzato è facile cadere. Il baricentro arretrato conferisce stabilità, inoltre alleggerisce le punte, favorendo il galleggiamento degli sci sulla neve. La stabilità laterale viene invece favorita dal’aumento della base d’appoggio ottenuta con lo sci divaricato;
  5. esaurita la curva, ci si risolleva sulle gambe e si riporta avanti lo sci arretrato, fino ad affiancarlo parallelo all’altro. Volendo impostare subito un’altra curva, lo sci prosegue la corsa in avanti, indi il corpo si riabbassa nella nuova “posizione telemark“. Si passa così da una curva alla successiva con continuità mediante un movimento ondulatorio (ci si alza nell’affiancare le gambe e ci si riabbassa subito dopo il successivo allungamento dell’altra gamba).

Anche il bastoncino interno alla curva può utilmente contribuire in appoggio alla rotazione, fungendo quasi da perno. Sintomatico al riguardo è il fatto che i pionieri del Telemark erano muniti di un grosso bastone.

Metodologia didattica

La descrizione di cui sopra potrebbe far ritenere il Telemark piuttosto impegnativo, riservato ai più esperti, quindi scoraggiare il neofita. Ogni esercizio sportivo presenta, in genere, una gamma di sfumature, che lo trasformano da elementare, alla portata di tutti, a via via più impegnativo per condizioni più severe e per esigenze di maggior rigore e perfezione. La soddisfazione sta appunto in un graduale perfezionamento, che non ha limiti, in funzione delle proprie capacità. L’apprendimento del Telemark va opportunamente graduato, operando dapprima su lievi pendii e partendo con gli sci sulla linea di massima pendenza per limitarsi ad una mezza-curva e poi arrestarsi. Successivamente si partirà in diagonale su pendio più ripido, sempre per eseguire una sola curva. Infine si tenteranno curve consecutive, cercando via via di migliorarne l’esecuzione. Anche le condizioni della neve giocano evidentemente un ruolo importante. Ideale è la neve farinosa, in cui si affondi non troppo (10-20 cm.). Alla base sta naturalmente una buona preparazione fisica e una corretta impostazione tecnica. Non si insisterà mai abbastanza sull’utilità della ginnastica presciistica, soprattutto quella intesa a snodare e a rinforzare le articolazioni delle gambe e delle caviglie in particolare. Sui campi di neve poi, con gli sci ai piedi, si consiglia di assumere da fermo la “posizione telemark” e, avanzando in scivolo alternativamente uno sci, molleggiarsi ripetutamente sulle gambe, basculando il corpo avanti-basso, indietro-alto. Si deve arrivare ad assumere la “posizione telemark” con naturalezza, senza irrigidimenti. Allo scopo l’allungo dello sci in avanti va commisurato alla propria capacità di flessione, che aumenta con l’esercizio. Importante è sentirsi stabili in questa posizione, il che si possiede quando si è in grado di molleggiasi avanti-indietro con padronanza.

L’attrezzatura

Non è il caso di dilungarsi a descrivere l’attrezzatura che è quella per il fondo-escursionistico. Gli scarponi, pur conservando una buona flessibilità longitudinale, devono avere buona tenuta laterale ed essere robusti, con incollatura sopra il malleolo e predisposti per l’applicazione delle ghette. Infine la talloniera deve far buona presa sul tacco quando si dà la spinta laterale per divergere la coda dallo sci (si sconsiglia la tenuta a cuneo perché in esso s’annida la neve fresca, facilitando la formazione di zoccolo fra tacco e sci).

Tecniche fuori pista

Il Telemark è certamente l’elemento più congeniale, quindi più rappresentativo, della tecnica fuori-pista, ma non è l’unica maniera per frenare e curvare con gli sci da fondo. L’attuale attrezzatura sopra descritta, pur conservando leggerezza e libertà di movimenti conforme alle esigenze dei lunghi pianeggianti percorsi, consente anche diverse altre evoluzioni sul tipo di quelle dello sci-alpinismo, sia pure con opportuni accorgimenti e ragionevoli limitazioni. Oggi sono disponibili sul mercato, in soluzioni soddisfacenti, anche delle talloniere per bloccare il tacco allo sci, da inserire quando si debba affrontare una lunga ripida discesa su neve cedevole. In queste condizioni il telemark è precluso.

 

Tratto da “Il ritorno del Telemark” di Camillo Zanchi – La Rivista del CAI – Nov.-Dic. 1983