Pericoli e Sicurezza in Montagna

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Il fascino dell’andar in montagna è spesso offuscato da gravi incidenti e ancor più dalla successiva divulgazione che ne dà i media. Per ogni appassionato, il cercare tra le righe degli articoli cause e responsabilità serve ad allontanare lo spettro dell’imponderabilità; ma invece dobbiamo parlarci chiaro ed avere il coraggio di affermare una sacrosanta verità:

in montagna non esistono strumenti e regole comportamentali di tutela assoluta al pericolo.

 

Cari appassionati di Montagna, non intendo affrontare questo spinoso argomento elencando didatticamente quali siano i pericoli soggettivi ed oggettivi nell’andare in montagna, quale il comportamento più idoneo in certi frangenti o che tipo di preparazione sia opportuno avere per essere “immortali”. Desidero piuttosto evidenziare nella prima parte quattro situazioni che ci inducono in errore, a prescindere da chi siamo e che preparazione abbiamo, a conferma dell’imprevedibilità degli eventi; nella seconda parte invece parlerò del progetto regionale Montagna Amica e Sicura e delle nuove tecnologie che ci possono aiutare quando incappiamo in pericolosi contrattempi.

 

Attrazione (a volte) fatale

Desiderare eccessivamente qualcosa deve sempre mettervi all’erta. Questo, probabilmente, in tante, se non tutte, le scelte della vita. Nella frequentazione della Montagna l’attenzione a riguardo va amplificata. La fretta di raggiungere lo scopo o di migliorare le prestazioni è veramente pericolosa. Malgrado certe cose siano risapute e soprattutto dettate dal buon senso, troviamo spesso persone che abbassano la propria soglia di rischio facendo delle scelte sbagliate.

Ad esempio:

–       bisogna rispettare i tempi di acclimatamento alla quota, prima di fare dell’attività fisica impegnativa. Che si stia parlando dei 2000 o dei 5000 metri, il processo proporzionale di adeguamento del fisico è analogo e bisogna rispettarlo;

–       bisogna saper rinunciare quando il tempo non è buono, quando fisicamente non si è apposto e quando la gita è troppo impegnativa per le proprie capacità. Anche se si hanno solo 10 giorni di ferie che si vorrebbero sfruttare al massimo.

–       desiderare della nuova attrezzatura tecnica da impiegare alla prima occasione, non sempre risulta essere una scelta felice: l’aver imparato a muoversi in modo disinvolto è anche grazie alla nostra capacità di adeguamento, nel tempo, a pesi e dimensioni degli oggetti che portiamo con noi. Cambiare qualcosa può corrispondere a destabilizzare, creando un pericolo.

 

Una pietanza senza sale è sempre meno appetitosa.

Frequentare la montagna, in tutte le sue stagioni, rivela un fascino ed una attrattiva di cui è difficile dare una spiegazione logica. L’ambiente montano, in effetti, è spesso faticoso, ostile se non addirittura pericoloso, eppure siamo attratti da tutti quegli elementi che, atavicamente, abbiamo inconsciamente ereditato: la voglia di conoscere, esplorare l’ignoto, il cimentarsi nelle avventure, scoprire luoghi nuovi e diversi dal solito. Nel nostro mondo la montagna rappresenta una via di fuga dall’oppressione del consueto verso la sensazione della libertà del nuovo.

Sono proprio questi stimoli, spesso non controllabili, che conducono a fare scelte superiori alla propria preparazione e alle proprie capacità. Insaporire l’attrattiva di una gita, anche impegnativa, ritenuta banale perché tutta su sentiero, è un gioco da ragazzi: “… se aggiungiamo un tratto esposto ed attrezzato raddoppieremo i partecipanti”. Ma, in questo caso, la situazione cambia “dal giorno alla notte”: una scelta del genere comporta:

–       l’attrezzatura adeguata per tutti;

–       una proporzione tra numero esperti e neofiti;

–       competenze degli esperti sulle eventuali manovre di emergenza su terreno ripido;

–       tempi certi di percorrenza considerate le difficoltà;

–       capacità di gestire situazioni di tensione, paura o crisi dei partecipanti, ecc..

Quindi guardatevi bene dal voler dosare troppo sale su ricette che vanno preparate in modo adeguato alle risorse tecniche e umane disponibili.

 

La sicurezza non si compra. Ne si vende!

Domanda e offerta è una relazione consueta del nostro mondo economico; ma non caratterizza solo i prodotti e gli articoli di consumo: anche l’informazione, la cultura, le arti, ecc. sono trasformati in prodotti da offrire e la domanda certo non manca. Tornando al nostro tema, dobbiamo chiederci se in questo caso anche “la sicurezza” sia giusto e possibile garantirla, trasformandola quindi in un prodotto acquistabile; viceversa, se sia giusto illudere alla certezza della sicurezza attraverso Corsi di formazione, consulenze di esperti o la conduzione di un Istruttore o di una Guida lungo il percorso scelto…

Le caratteristiche e la morfologia dell’ambiente montano, racchiudono intrinsecamente una gamma di pericoli oggettivi che possiamo solo prevenire, ma mai avremo la certezza di esserne totalmente tutelati. Spesso è il nostro buonsenso a darci le maggiori garanzie, assieme ad un’adeguata formazione ed esperienza, non certamente l’aver acquistato l’attrezzatura “più sicura”, o aver frequentato il corso più qualificato, ne aver pagato la Guida più famosa della Valle: queste scelte concorreranno ad alzare la soglia di rischio, ma nulla e nessuno la potranno mai annullare.

 

L’eccesso di confidenza

Vi è mai capitato di percorrere la strada tra l’ufficio e casa in auto, senza poi rammentarvi nulla del percorso fatto? Percorso che ovviamente conoscete come le vostre tasche! Forse eravate sovra-pensiero, o ascoltavate la radio, o parlavate in viva-voce con qualcuno… certamente la vostra attenzione era da un’altra parte. In sostanza ho citato questo esempio per spiegare cos’è la “confidenza”, cioè la conoscenza completa e approfondita di un qualcosa che riuscite poi a fare con disinvoltura, spesso senza controllo.

Nella pratica alpinistica, la confidenza con l’ambiente, con le manovre di corda e con l’attrezzatura che si utilizza, tocca spesso livelli di eccesso che fanno commettere errori senza spiegazioni plausibili. Errori che si pagano spesso con la vita e che colpiscono generalmente i più esperti, cioè coloro che conoscono benissimo le regole comportamentali dell’attività che svolgono, ma si fanno fregare dalla disattenzione o meglio dall’”eccesso di confidenza”. Ne cito alcuni esempi:

• avventurarsi in primavera in un itinerario che conosci benissimo d’estate, senza considerare le rigide temperature in montagna del periodo e la conseguente formazione di pericolose lastre di ghiaccio;

• legarsi alla corda senza controllare il nodo di giunzione;

• usare l’attrezzatura appena acquistata senza un preventivo collaudo e verifica delle diverse caratteristiche rispetto quella impiegata in precedenza (dimensioni, resistenza, materiali impiegati, ecc.).

• ancorarsi a chiodi o clessidre naturali in posizione di sospensione, senza aver verificato la tenuta effettiva degli ancoraggi;

• scendere in corda doppia senza predisporre i nodi di fine corsa sulle due corde;

Quanti amici, talenti alpinistici ed esperti hanno perso la loro vita con la sicurezza della quotidianità dei loro gesti e del loro comportamento. Essere consapevoli di questo pericolo può essere un punto di forza per riuscire a mantenere il controllo anche sulle cose scontate che facciamo.

 

Il progetto del CAI: MontagnAmica & Sicura

Il Club Alpino Italiano tra il 2010 ed il 2011 ha promosso una nuova iniziativa di prevenzione degli incidenti in ambiente montano, denominata “MontagnAmica e Sicura”. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Soccorso Alpino, le Guide e tutti gli enti e associazioni che con la loro attività condividono le medesime finalità. Con due azioni, mirate agli ambienti invernale ed estivo, che si sviluppano tutti gli anni da dicembre a marzo e da giugno a ottobre, MontagnAmica e Sicura organizza Presidi ed incontri info-formativi sul territorio veneto-friulano/giuliano, dando vita ad un metodo di prevenzione opposto a quello fino ad oggi impiegato dal CAI. Il progetto, infatti, rivolge l’attenzione all’esterno dell’organizzazione sociale, cioè ai semplici appassionati che non conoscono il Club o che mai si iscriverebbero ai Corsi previsti all’interno delle strutture del CAI.

I flussi di appassionati che affollano le nostre montagne sono composti dal consueto “turismo familiare” e dal numeroso “turismo di gruppo”.

Tante, infatti, sono le associazioni che organizzano gite, brevi o di più giorni, fino alla complessità dei campi estivi o invernali di lungo periodo, soprattutto Cral, Dopolavoro, Scout, ecc.. Quindi, questi sono i gruppi potenzialmente interessati agli incontri info-formativi preventivi che il progetto propone attraverso l’impegno di Guide, Istruttori e Accompagnatori del CAI, che rendono possibile questa iniziativa con la loro passione e la loro presenza attiva sul territorio. A loro viene delegata la realizzazione degli incontri e la divulgazione dei materiali didattici realizzati ad hoc, quali:

–       i decaloghi di base per la frequentazione della montagna in sicurezza, in ambiente invernale ed estivo;

–       i pericoli delle variabili metereologiche;

–       il pericolo valanghe;

–       la frequentazione dei sentieri attrezzati in sicurezza;

–       i pericoli nella ricerca funghi.

Grazie poi alla collaborazione con i Rifugi, riusciamo ad intercettare molti escursionisti pronti all’avventura (spesso poco prima della gita impegnativa) e fare loro un check sull’equipaggiamento e sulle loro conoscenze del territorio che intendono frequentare; un’azione preventiva e complessiva che potenzialmente può risolvere in tempo utile molti casi di frequentazione dilettantesca e pericolosa. Se desiderate informazioni in merito, scrivete a info@montagnamicaesicura.it o consultate il web-site www.montagnamicaesicura.it

 

La tecnologia e la sicurezza

Nell’era del digitale e del proliferare di applicazioni per le più svariate necessità, non potevano mancare nuove idee in merito alla frequentazione della montagna in sicurezza. Tra queste è degna di nota una App, realizzata in collaborazione con il Soccorso Alpino, che sfrutta la tracciabilità degli Smarthphone grazie al rilevamento satellitare GPS. GeoResQ è un servizio di geo-localizzazione e d’inoltro delle richieste di soccorso, dedicato a tutti i frequentatori della montagna.

Il servizio, promosso dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) e dal Club Alpino Italiano (CAI), consente di determinare in remoto, presso l’apposita centrale operativa, la posizione geografica dell’escursionista che ha attivato l’App, di seguire in remoto il tracciato in tempo reale della sua escursione, di garantire l’archiviazione dei percorsi realizzati sul portale dedicato e, in caso di necessità, di inoltrare gli allarmi e le richieste di aiuto, che saranno ricevute sempre dalla stessa Centrale.

GeoResQ, con il servizio, mette a disposizione il portale www.georesq.it per la creazione degli account e la gestione dei propri dati personali, della cartografia e dei propri percorsi, una APP da installare sul proprio Smartphone che consente di avviare le varie funzioni del servizio e la Centrale Operativa per la ricezione e l’inoltro delle richieste d’aiuto.

di Massimo Doglioni
Istruttore Nazionale di Alpinismo del CAI componente del Gruppo Operativo di MontagnAmica & Sicura

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