CAI: meno burocrazia per attirare più giovani

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Sabato scorso si è svolta a Bassano del Grappa l’assemblea regionale del CAI Veneto. Si è parlato di intervenire per rendere le sezioni aperte all’esterno e con maggiore libertà di azione

Il Cai Veneto, riunitosi sabato a Bassano, ha confezionato una serie di proposte da inoltrare alla sede centrale e ieri (27 Settembre) il presidente Francesco Carrer ne ha parlato a margine dell’inaugurazione del sentiero parlante del Vescovà, al rifugio Bianchet.

Sessantaquattro sezioni in regione, 50 mila tesserati, il CAI conta 10 mila soci in provincia di Belluno, distribuiti in 14 realtà associative. I giovani, però, faticano ad aggregarsi. E proprio iniziative come i sentieri parlanti – si è detto ieri – possono avvicinarli; oggi ce ne sono tre, andrebbero moltiplicati, allargando la positiva esperienza anche ai parchi. Ma basta un’app, come quella del sentiero parlante, per avvicinare i giovani? «Non è sufficiente», riconosce il presidente Francesco Carrer, che pure stravede per questa nuova formula. «Dobbiamo aprire di più le sezioni, rendendole protagoniste, centri propulsivi di tutto ciò che riguarda l’andare in montagna e la montagna stessa».

Oggi, infatti, la sezione si trova ingessata dalle maglie del Club, che sono, ad esempio, le commissioni tecniche, i regolamenti, i codici, e via elencando. I presidenti riuniti a Bassano hanno sollecitato maggiore libertà, seppur nel rispetto del decalogo. «Nei confronti dell’uso del territorio, ad esempio, non è», puntualizza Carrer, «che una sezione possa fare tutto ciò che le aggrada, e magari qualcosa di opposto dalla sezione vicina».

Il Cai ha 10 mila “titolati” (istruttori ed altre figure) in Italia, 1.200 in Veneto, alcune centinaia in provincia di Belluno. Lamentano, anche loro, di essere vittime dell’eccessiva burocrazia associativa. Ed ecco il problema che sta più a cuore alle sezioni bellunesi: la gestione e la manutenzione di rifugi, sentieri, ferrate (anche se queste sono di competenza Unione montana e Comuni). Non riescono, queste sezioni, a garantire la massima efficienza a tutta la rete. Sia per le risorse che diminuiscono e le esigenze che si appesantiscono, ma soprattutto per i volontari che sono sempre più scarsi. L’innalzamento dell’età da pensione ha sottratto volontari a questo servizio. «C’è la necessità», dice Carrer, «che le sezioni di città e di pianura, non tutte provviste di rifugio o di altre incombenze, collaborino di più con quelle di montagna per questo tipo di volontariato».
A Bassano, sabato, come ieri al rifugio Bianchet, si è auspicata maggiore solidarietà intersezionale, ma anche cooperazione finanziaria, oltre che l’ingresso di forze fresche di volontariato. È infatti dimostrato, anche nell’estate appena trascorsa, che la sentieristica soffre di tempestività nell’essere posta in sicurezza, dopo i casi di emergenza maltempo. Un caso per tutti? Il sentiero che dalla val Giralba sale al rifugio Carducci.
«Questo processo di maggiore democrazia e, quindi, di maggior partecipazione all’interno dello storico Club alpino, non mancherà», secondo il presidente Carrer ed i suoi collaboratori, «di recuperare i giovani che stanno ancora al largo, pur frequentando le alte quote»

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